Roberta fissava il soffitto bianco della sua stanza d’ospedale al Policlinico di Modena, cercando di ignorare il dolore pulsante che proveniva dal piede ingessato. Si era fratturata il metatarso cadendo malamente da una scaletta proprio mentre si preparava per l’inizio della vendemmia. Era un momento che aspettava tutto l’anno: l’odore dell’uva fresca, il lavoro nei campi e le risate con la sua famiglia mentre raccoglievano le uve Trebbiano di collina.
Ora invece era bloccata lì, costretta a osservare la vendemmia da lontano. Le giornate erano lunghe e noiose, spezzate solo dalle visite dei familiari e degli amici che cercavano di sollevarle il morale. Quel pomeriggio sua sorella Elena arrivò con un sorriso e un pacchetto profumato
“Guarda cosa ti ho portato!” esclamò Elena, posando il pacchetto sul tavolino accanto al letto.
Roberta si sollevò leggermente, curiosa. “Cosa c’è dentro?”
“Involtini di pollo con ripieno di funghi trifolati al Condimento Agrodolce Bianco e scamorza,” disse Elena con un sorriso trionfante. “So quanto ti piacciono.”
Roberta sorrise, il suo umore migliorò immediatamente. “Elena, sei un tesoro! Mi mancava qualcosa di buono da mangiare.”
Mentre apriva il pacchetto, l’aroma dei funghi e del pollo riempì la stanza, portando un tocco di calore e familiarità in quell’ambiente asettico. Roberta prese un involtino e ne assaporò un boccone, sentendo il gusto delicato e cremoso della scamorza mescolarsi con il sapore intenso dei funghi trifolati, esaltati dal Condimento Agrodolce Bianco.
“Elena, è delizioso. Quel condimento è davvero speciale.” Chiuse gli occhi, assaporando ogni boccone. “Raccontami della vendemmia,” disse poi, desiderosa di sentirsi parte di quel mondo che tanto amava.
Elena iniziò a descrivere l’atmosfera nei vigneti: i colori delle foglie che cominciavano a virare verso il giallo, il profumo dell’uva Trebbiano che riempiva l’aria, il suono delle forbici che tagliavano i grappoli e le risate degli amici e dei familiari impegnati a raccogliere i frutti maturi.
“Mamma e papà lavorano sodo, ma senza di te è un po’ diverso,” aggiunse Elena. “Sanno quanto tieni alla vendemmia e non vedono l’ora che tu possa tornare.”
“Non vedo l’ora neanch’io,” sospirò Roberta, guardando fuori dalla finestra. Le colline modenesi erano visibili in lontananza e le sembravano quasi chiamarla. “Il prossimo anno sarò di nuovo lì.”
Elena tirò fuori una bottiglia di Trebbiano. “Per festeggiare lo stesso ecco un po’ di vino. Solo un sorso…” disse sottovoce con fare complice.
Mentre Elena versava il vino in due bicchieri di carta, una giovane infermiera entrò nella stanza per il controllo di routine. Vista la scena, alzò un sopracciglio. “Signore, lo sapete che non si può bere vino in ospedale?” Roberta e Elena si scambiarono uno sguardo colpevole. “Solo un assaggio per tirare su il morale,” dissero con un sorriso innocente.
L’infermiera, dopo un attimo di silenzio, sorrise. “Fate in fretta, e non fatevi vedere dal dottore!” Roberta rise e alzò il bicchiere. “Alla salute! E ai medici e infermieri che mi rimettono in piedi così bene,” disse, grata per l’ottima cura ricevuta al Policlinico.
Mentre bevevano il vino, il calore del Trebbiano e la compagnia di Elena riempirono la stanza, trasformando quella giornata in un momento speciale. Anche se bloccata in un letto d’ospedale, Roberta sapeva che non era sola e che l’amore della sua famiglia e il richiamo delle colline modenesi l’avrebbero aiutata a superare quel momento difficile.
Con il cuore pieno di speranza, chiuse gli occhi, immaginando i vigneti e promettendo a sé stessa che sarebbe tornata presto tra i filari a raccogliere i frutti della sua amata terra. Poteva quasi sentire il profumo dell’uva e le risate degli amici, e questo pensiero le portava un incredibile conforto.