Quando si parla di eccellenza culinaria italiana, l’Aceto Balsamico di Modena spicca tra i condimenti più pregiati e distintivi, oltre che tra i più celebri in tutto il mondo. Ma quando si parla dell’Oro Nero proveniente dalla grande pianura del nord Italia è inevitabile imbattersi talvolta in termini decisamente tecnici, che possono lasciare spazio a qualche dubbio nel consumatore medio. Oggi ci concentriamo in particolare sull’aggettivo “monolegno”, apposto nelle descrizioni di alcune bottiglie in commercio sia nei punti vendita fisici che online. Questa espressione un po’ misteriosa evoca sicuramente un senso di autenticità e artigianalità a primo impatto, ma cosa significa veramente? In questo articolo spiegheremo con dei termini alla portata di tutti cosa si cela dietro a questo aggettivo e sveleremo perché l’Aceto Balsamico di Modena IGP monolegno è uno dei più ambiti dai veri intenditori.
L’arte del legno e il suo significato profondo
Come abbiamo già ampiamente spiegato sul blog de La Vecchia Dispensa in altri articoli, l’Aceto Balsamico di Modena IGP (da non confondere con il DOP e facilmente riconoscibile anche con il semplice olfatto) si ricava con un riposo di soli 60 giorni minimi all’interno delle botti in legno ed è composto di base da una miscela tra mosto cotto d’uva ed aceto di vino, ma alcuni produttori aggiungono a determinate bottiglie anche mosto concentrato e caramello. Si tratta dunque di un condimento multi-ingrediente che, con miscele differenti, dà vita a prodotti con sapori diversi tra loro.
La definizione Aceto Balsamico di Modena monolegno è applicabile solo al prodotto IGP, in quanto il breve periodo di riposo all’interno della botte prevede proprio l’uso di un singolo legno. L’espressione monolegno allude all’intero processo di affinamento, in cui avviene un incontro speciale tra l’aceto e il legno selezionato, permettendo così all’aroma predominante del legno di emergere distintivamente. Questo a differenza dei DOP, detti multilegno, che in 12 anni vedono l’interno di quasi l’intera batteria a disposizione dell’Acetaia. Se ne deduce dunque che un Aceto Balsamico di Modena monolegno possa essere considerato un buon punto di partenza per la conoscenza degli aromi donati dalle varie tipologie di legno e risulti quindi un ottimo regalo per chi è ai primi approcci con questo vasto mondo fatto di profondità e complessità del gusto.
I legni comunemente utilizzati per la produzione dell’Aceto Balsamico di Modena monolegno sono il rovere e il ciliegio: ognuno di questi conferisce al prodotto finale sfumature differenti. Il legno di rovere, ad esempio, può contribuire a donare note di vaniglia e spezie all’aceto, mentre il ciliegio aggiunge una dolcezza sottolineata. Molto più complessa invece è la gestione del castagno, un legno che rilascia un gusto amaro se non gestito correttamente, e il ginepro che invece può dare una sensazione di allappamento al palato (gusto tannico).
Prova subito il nostro Aceto Balsamico di Modena IGP monolegno “Etichetta bronzo”
Come ogni acetaia che si rispetti, con una storia di oltre un secolo alle spalle e diverse generazioni al lavoro, La Vecchia Dispensa propone al pubblico la sua variante speciale di Aceto Balsamico di Modena monolegno nella sua “Etichetta Bronzo“. Grazie al suo intenso profilo aromatico, in cucina si sposa alla perfezione con i secondi: arrosti, carni rosse alla brace oppure formaggio stagionati.
Per struttura è uno dei prodotti più particolari della nostra collezione classica ed è particolarmente consigliato per stuzzicare i palati gourmet, sempre in cerca di nuove esperienze gastronomiche. All’assaggio, infatti, si apprezzano sul finale le note aromatiche date dal legno di ginepro. Essendo tra i legni classici del balsamico uno dei più insidiosi, non viene impiegato da tutte le acetaie modenesi: per questo motivo il nostro Etichetta Bronzo è una piccola gemma di gusto che si distingue nel mondo del balsamico. Molto più di un semplice condimento, è un tributo alla storia, alla passione e alla tradizione della nostra famiglia. Vi invitiamo a sperimentare in ogni sua goccia il passato e il presente di un prodotto che, dallo scaffale di una “Vecchia Dispensa”, riesce a rinnovarsi ogni giorno nei piatti nella cucina odierna.