L’Aceto Balsamico di Modena non ha bisogno di presentazioni: è un condimento conosciuto in tutto il mondo come un’autentica delizia culinaria, tanto che il 90% della produzione viene destinata all’export. Di recente però si è diffusa sul web (soprattutto oltreoceano) una preoccupazione riguardante la presenza di piombo nel nostro prezioso aceto. Con questo articolo, in quanto produttori diretti, ci diamo dunque l’obiettivo di fare definitiva chiarezza sui miti e sulle verità di cui si parla riguardo l’Aceto Balsamico di Modena, andando a fugare ogni dubbio per i nostri lettori. Scopriremo se c’è davvero motivo di preoccuparsi o se possiamo continuare ad apprezzare l’Oro Nero da Tavola nella sua autentica bellezza e bontà.
Tradizione, regolamentazione e certificazione
Prima di addentrarci nella questione è importante comprendere la storia e il metodo di produzione tradizionale di questo condimento. Abbiamo parlato ampiamente sul nostro blog di chi ha inventato l’Aceto Balsamico e del suo legame con la cultura e le tradizioni modenesi, per cui ci limitiamo a ricordare che l’Aceto Balsamico Tradizionale di Modena è prodotto utilizzando solo mosti d’uva cotta e viene invecchiato in botti di legno per lunghi periodi (per il DOP si parla di un minimo di 12 anni). Questo processo artigianale dona all’Aceto Balsamico il suo sapore caratteristico e la sua consistenza densa.
In quanto prodotto celebre e dalla lunghissima storia, l’Aceto Balsamico gode dei benefici di una rigorosa regolamentazione produttiva e processo di certificazione, sia a livello nazionale che internazionale. Questo va a garanzia del consumatore finale, in qualsiasi parte del globo si trovi. Le acetaie di Modena infatti, selezionate nel rispetto della regolamentazione di base per la produzione di Aceto Balsamico di Modena, devono seguire determinati standard di produzione e rispettare le specifiche richieste per ottenere la denominazione dei propri prodotti come “Aceto Balsamico di Modena I.G.P.“ (Indicazione Geografica Protetta), e “Aceto Balsamico Tradizionale di Modena D.O.P.“ (Denominazione di Origine Protetta).
Piombo nell’Aceto Balsamico di Modena: mito o verità?
Il piombo è un elemento che si trova in natura, in particolare nella crosta terrestre e talvolta all’interno del suolo. Per questo motivo è possibile che i prodotti agricoli possano contenerne minime quantità. L’Aceto Balsamico non ne è esente, dal momento che viene prodotto con uva, ma si può affermare con assoluta certezza che non viene aggiunto deliberatamente piombo in nessun momento del processo produttivo.
La sicurezza alimentare è una priorità assoluta nella produzione dell’Aceto Balsamico di Modena: le acetaie seguono rigorosi standard igienici e di sicurezza per garantire che il prodotto sia privo di contaminanti dannosi in tutti gli step della filiera di produzione. Inoltre le autorità competenti effettuano regolari controlli e analisi per verificare la qualità e la sicurezza dell’Aceto Balsamico di Modena immesso nel mercato.
Il discorso legato alla quantità di piombo nell’Aceto Balsamico di Modena che ha spopolato sul web oltreoceano allora da dove nasce? Dalla legislazione della California, che a quanto pare negli scorsi anni ha inviato un avvertimento all’FDA (l’ente governativo statunitense che si occupa della regolamentazione dei prodotti alimentari e farmaceutici) in merito al fatto che chiunque beva circa 500 – 1000 tazze di Aceto Balsamico di Modena al giorno può soffrire di avvelenamento da piombo. Una segnalazione che non è stata sufficiente per il ritiro sul mercato USA del prodotto da parte dell’FDA. D’altronde si tratta di un timore totalmente insensato, dal momento che nessuno penserebbe mai né riuscirebbe a farne un consumo così sconsiderato per un lasso di tempo sufficiente a generare danni alla propria salute.
In conclusione, l’Aceto Balsamico di Modena fa male?
Ammesso che si faccia una scelta oculata al momento dell’acquisto e ci si rivolga sempre ad un prodotto certificato ed autentico DOP o IGP, soprattutto quando ci si trova all’estero, non c’è nulla di cui preoccuparsi. Continuiamo ad apprezzare l’Oro Nero da Tavola nella sua semplicità e gustiamolo con fiducia nella nostra cucina, ovunque essa si trovi.